Dalle comunità scappavo sempre, oppure mi trasferivano perché facevo problemi, a volte mi trasferivano per problemi loro, perché ci sono le comunità che prendono i ragazzi appena arrivati e poi quelle dove ci vanno i ragazzi che stanno già da un po'. Ho conosciuto gente di tutto il mondo: romeni, albanesi, egiziani, afghani, tunisini. Ma a me stare in comunità mi faceva troppo schifo, era come stare in carcere, non potevi fare niente e ti sentivi solo. E poi che combinavo là dentro? Non potevo lavorare, era come un carcere, sempre regole e invece io volevo stare libero.
Yassine, 20 anni, Marocco
Yassine, 20 anni, Marocco
Un limbo amministrativo
In Italia i problemi per i minori non accompagnati iniziano già al momento dell’arrivo. La detenzione nei Centri di Identificazione ed Espulsione negli stessi locali degli adulti costituisce già una violazione della Convenzione. Inoltre, l’accoglienza in centri specifici non sempre riesce a fornire ai minori gli strumenti per potersi creare un proprio progetto di vita in Italia; in molti casi e per varie questioni (tempi, spazi, problemi economici ecc.) prevale la logica assistenzialista a breve termine. Le strutture di accoglienza, spesso, non sono adeguate e gli operatori sociali cercano di affrontare le situazioni individuali problematiche dei minori senza avere una preparazione specifica o senza utilizzare, come si dovrebbe, figure professionali specifiche per il supporto psicologico e la mediazione culturale e linguistica. A ciò vanno sommate, poi, le grandi difficoltà nell’ottenimento dei documenti al compimento del diciottesimo anno di età.
Già... il diritto dei minori, può infatti definirsi diritto a tempo determinato, un diritto a scadenza: il 18° anno di età è la data di scadenza "sul retro". Scoccata la mezzanotte se questi ragazzi non possiedono i requisiti per conservare lo status di regolare vengono spogliati di ogni diritto e divengono invisibili, clandestini.
I criteri necessari per l’ottenimento del permesso di soggiorno per adulti, infatti, sono piuttosto rigidi: il minore deve essere coinvolto in un progetto di inserimento sociale da almeno 2 anni, quindi dev’essere giunto in Italia almeno all’età di 15 anni, deve avere un contratto di lavoro o frequentare un corso di studi.
La maggior parte dei minori non accompagnati giunge, invece, in Italia all’età di 16/17 anni, raramente quindi si rientra nei termini previsti. Il più delle volte il percorso di un minore non accompagnato in Italia si conclude con la sua espulsione al compimento della maggiore età. Questo diviene il discrimine tramite cui si decidono le sorti di un minore, che il più delle volte ha dovuto vivere esperienze durissime per giungere in Italia e che così vede frantumarsi tutte le speranze iniziali.
I criteri necessari per l’ottenimento del permesso di soggiorno per adulti, infatti, sono piuttosto rigidi: il minore deve essere coinvolto in un progetto di inserimento sociale da almeno 2 anni, quindi dev’essere giunto in Italia almeno all’età di 15 anni, deve avere un contratto di lavoro o frequentare un corso di studi.
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