Racconta Yassine, 20 anni:
"Vedi è così: quando sei clandestino sai che hai poco tempo, che in ogni momento ti possono prendere e rispedire. Allora se non riesci a farti i documenti e a regolarizzarti cerchi di fare più soldi possibili in meno tempo possibile. Quando poi il padrone non ti dà lavoro o ti paga poco e solo ti sfrutta, allora decidi di fare solo lo spaccio, non lo cerchi nemmeno più un lavoro normale, anche perché se spacci serio hai dei ritmi che nemmeno ci riesci a lavorare perché hai orari strani. Stai in giro soprattutto la sera e la notte e la mattina dormi... dove vai a lavorare così? Poi all'inizio vedi che ti entrano tanti soldi, che sono soldi facili anche se rischiosi e allora ti passa la voglia di spaccarti il corpo per una paga che non ci puoi nemmeno vivere.
Se inizi a spacciare serio il carcere lo metti in conto, lo sai che prima o poi ti arriva, fa parte del mestiere, però ti fai i tuoi calcoli: non fai lo scemo, non giri con troppa droga, quella che ti serve, il rischio che puoi correre. Intanto ti metti da parte i soldi, li nascondi o ti fai un conto in Marocco e li mandi lì, così anche se ti fai un anno, sai che quando esci quei soldi ce li hai.
Per me non c'era un modo diverso di vivere, mio fratello viveva di questo, abitavamo in casa con altri ragazzi, si viveva tutti insieme, si lavorava insieme, ma anche ognuno si guardava gli affari suoi, perché in queste cose non ti puoi fidare di nessuno, solo di tuo fratello."
Clandestini, criminali?
Yassine viene dal Marocco, Paese in cui si contano circa 30.000 minori che vivono in strada. Una parte di essi tenta la via del mare con in mente una vita migliore di quella che ha nel proprio paese. Sono molteplici le ragioni che spingono un minore ad affrontare un percorso così difficile: la povertà economica è solo una tra le tante concause.
Il fenomeno della migrazione dei minori non può essere considerato esclusivamente dal punto di vista quantitativo: seppure sia un fenomeno numericamente poco rilevante, va tuttavia considerato come centrale nel discorso sulle migrazioni.
La partenza implica molto spesso la rottura netta dei legami con la propria famiglia e la ricerca di condizioni di vita più serene e stabili.
Per i minori “fortunati” che riescono a giungere in Italia, il percorso non è per nulla semplice.
Il fenomeno della migrazione dei minori non può essere considerato esclusivamente dal punto di vista quantitativo: seppure sia un fenomeno numericamente poco rilevante, va tuttavia considerato come centrale nel discorso sulle migrazioni.
La partenza implica molto spesso la rottura netta dei legami con la propria famiglia e la ricerca di condizioni di vita più serene e stabili.
Per i minori “fortunati” che riescono a giungere in Italia, il percorso non è per nulla semplice.
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